“Inutile studiare, io riesco a comunicare solo in modo spontaneo” è la frase tipica di chi conosce poco i meccanismi che stanno alla base della spontaneità e che spesso utilizza come scusa (inconsapevole) per giustificare la propria pigrizia verso l’approfondimento della comunicazione interpersonale.

Ovvio che puoi comunicare solo in modo spontaneo!

È così per chiunque voglia risultare efficace.

Recitare a memoria una bella collezione di frasette scalda il cuore come un cornetto alla panna.

Può piacere, certo, rivelarsi dolce e gradevole al palato, ma rimane comunque freddo.

Il calore nasce dalla spontaneità.

E… attenzione: paradosso in arrivo!

La spontaneità deriva dalla ripetizione.

Immagino già qualche sopracciglio inarcarsi dubbioso. E ne avrebbe tutto il diritto.

Potresti infatti chiederti come sia possibile che la ripetizione porti spontaneità, dato che ripetere frasi imparate a memoria crea una fredda distonia in chi le ascolta, a meno che tu non abbia l’abilità di un attore holliwoodiano o di un oratore d’altri tempi.

Pensa ad uno sportivo in azione.

Gianmarco Tamberi, ad esempio, un altista italiano che, alle Olimpiadi di Tokyo 2020, con un salto in alto conquista il titolo di campione olimpico.

Ecco. La nostra attenzione va su quel singolo salto. Ma quanti salti ha dovuto compiere Tamberi per raggiungere quel livello di maestria e spontaneità del gesto? Infiniti!

Tentativo, errore, analisi, correzione, ripetizione, fino ad arrivare alla massima spontaneità ed efficacia.

La spontaneità si guadagna salendo l’ultimo gradino dell’apprendimento acquisito.

Vale per lo sport, come per la comunicazione, come per ogni settore.

La consapevolezza operativa portata dall’esperienza, l’attenzione e la massima presenza al momento rendono possibile tutto questo nel tempo.

È come se scoprissi l’esistenza di un gioco che ignoravi fino ad un attimo prima. Senti parlare di padel, ad esempio. Ti informi e scopri di cosa si tratta. In questo modo esci dal livello di incompetenza inconscia per diventare consciamente incompetente. Per dirla con Socrate: sai di non sapere (giocare). Allora inizi ad apprendere le regole e ad allenarti e sviluppi un primo livello di competenza consapevole (o conscia), fatto di prove ed errori, di ripetizione, osservazione, miglioramento. Ancora meglio se sotto la guida di un esperto. Solo con il tempo diventi fluido. A quel punto giochi con scioltezza, come se la racchetta fosse un naturale proseguimento del braccio e metti in atto soluzioni efficaci. Hai raggiunto il livello di competenza inconscia: ora non hai più bisogno di pensare ad ogni indicazione che hai appreso, la metti in pratica automaticamente e ti muovi finalmente in modo spontaneo.

È lo stesso processo che hai attuato per imparare a mangiare gli spaghetti con la forchetta, per sviluppare il tuo humor e il tuo modo di interagire con gli altri.

Per tornare quindi all’inizio e chiudere il cerchio, sì, avere uno stile di comunicazione spontaneo deriva dalla ripetizione nel tempo di una determinata modalità comunicativa che può essere più o meno efficace.

È una tendenza naturale quella che l’essere umano ha di risparmiare energie. Trae le sue origini dal senso di sopravvivenza. Oggi può indurre alla pigrizia, anche solo mentale, di informarsi, ragionare con la propria testa e scegliere. Il rischio è di fermarsi solo a ciò che è comodo e non richiede impegno, a trarre conclusioni in modo affrettato, ad “accontentarsi della pappa pronta”.

Ma a quale prezzo?

“La spontaneità è una posa difficilissima da mantenere”: Oscar Wilde

Foto unsplash.com

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